Orario Sante Messe

  • Orario invernale Sante Messe
  • Festivo: ore 8.00 – 10:00 - 11.15 – 18.30
  • Feriale: Lun – Mar – Mer : ore 7.30
  • Feriale: Gio – Ven – Sab : ore 18.30

Il Parroco è a disposizione per le S. Confessioni, ogni mattina dalle 8.30 e per tutta la giornata, anche su prenotazione.
Ogni sabato dalle ore 16.00 alle ore 18.00

 

Preghiera di Taizè

in Cappella (via Gioberti 7) - tutti i martedì alle ore 21.00

La conversione dei mafiosi

Santino-Don-MarioCaro Direttore,
il Papa invita i mafiosi a convertirsi, come aveva già fatto Giovanni Paolo II ad Agrigento. Ma la gente si chiede: come fanno i mafiosi a convertirsi? Come fa uno che ha ucciso, depredato, distrutto intere famiglie, ucciso dei bambini innocenti, a convertirsi? Che significa questo praticamente? Se da una parte si ammira la forza del Papa nel dire questo con ardore e coraggio, dall’altra ci si interroga sulla risonanza pratica di questi appelli pontifici. E’ facile che queste parole, pur sante, rimangano inascoltate se chi è vicino ai mafiosi, chi li conosce, chi li frequenta, chi è accanto, non li aiuta, non li avvicina, non cerca di fargli prendere coscienza della loro situazione esistenziale.

Come dice don Ciotti, è necessario che tutti, ma proprio tutti, compresi noi preti, religiosi, cristiani, si uniscano in una collaborazione fattiva sempre più larga e profonda, affinchè si possa generare una cultura di solidarietà, impegno a tutti i livelli, per fermare la forza mafiosa che non è fatta solo di idee, ma di persone in carne e ossa con un nome ed un cognome!

Non è facile credere che un mafioso, prima di essere mafioso è una persona che ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a rendersi conto di che cosa significa essere un essere vivente, una persona dotata di intelligenza e volontà, di un cuore che non può essere distrutto dal male. Senza una umanizzazione della persona, difficilmente il mafioso potrà cambiare vita, convertirsi. Chi vive nella foresta della morte, chi ha perso il senso del bene, chi non sa più che la gioia nasce solo dalla vita, non dalla morte, non può uscire da questa notte interiore. Si uccide un altro, perché si è già morti dentro, si è ucciso in sé la gioia di vivere, di essere persona, di esistere! Se si riesce a fare rinascere nel mafioso il senso della vita e della persona, una luce si riaccende in lui, la luce del bene che è più forte, sempre più forte del male! Quando parlo con un drogato, gli chiedo sempre: “Quando ti buchi pensi a tua madre?” Se mi dice di si, se si ricorda ancora di sua madre, c’è una speranza, perché uno rinasce dalla morte quando crede ancora in un briciolo di amore che è la madre! Mi dicono che i mafiosi hanno tutti un santino nel portafoglio, perché? Anche quando uno è un assassino di sé e degli altri, c’è sempre un punto di luce in se stesso: occorre trovare e scoprire, sperare che la luce generi la luce anche nella notte più profonda! Sono certo che se un mafioso capisce che il Papa grida, si inginocchia davanti a lui, perché lo sente “fratello”, lo ama, c’è speranza anche per il mafioso più mafioso, per il capo perché nessuno è insensibile all’amore che possa cambiare vita, tornare a vivere, non più uccidere, prima se stesso e poi gli altri.

Don Mario Foradini

Torino, 24 Marzo 2014  

(articolo su La Stampa)

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